[Prime Impressioni] Newton

scritto da Fabio (Pinco11)

Sir Isaac Newton è stato uno degli scienziati inglesi più illustri, autore di innumerevoli scritti su disparate materie. Vissuto tra il XVII ed il XVIII secolo, nel comune sentire popolare è ricordato per un ipotetico episodio (che si dubita sia realmente accaduto, anche se recentemente è stato riscoperto uno scritto che lo conferma), ovvero per essergli caduta in testa una mela mentre riposava sotto un albero, avendo ciò fornito ispirazione per lui nel riflettere sul tema della gravità, giungendo poi, ad esito di parecchia altra riflessione, a formulare trattati sul tema.
Data conferma del fatto che i giochi da tavolo possono fungere anche da ispirazione per approfondire le proprie conoscenze, eccomi a parlare del gioco da tavolo omonimo, ovvero Newton, della Cranio Creations, ideato dal duo Nestore Mangone – Simone Luciani, per 1-4 giocatori, 90′ a partita, 14+ di età, bel gestionale classicheggiante che ha colto ad Essen un bel successo, andando in soldout il primo giorno e, soprattutto, raccogliendo abbondanti ordini per le ristampe future.
Vediamo insieme che sensazioni mi ha restituito il rigiocarci, dopo averlo provato in prototipo alla Play di Modena e visto sul tavolo alla nostra con di Genova.



LE REGOLE IN POCO …
Una delle meccaniche del gioco è quella del deck building, per cui la logica è quella che ad ogni turno si giochi una delle carte che si hanno in mano, ponendola sulla propria scheda ed eseguendo l’azione dalla stessa consentita. La cosa si ripete per cinque volte (alternandosi con gli altri giocatori), quindi ha termine il turno e si recuperano le carte giocate, tranne una (che va a contribuire ai bonus azione) ed il tutto si ripete per sei turni. 
La prima particolarità è che ogni tipo di azione può essere potenziato nel corso della partita, guadagnando icone aggiuntive, sia prelevando apposite tessere potenziamento, sia rinunziando, cosa che accade dopo aver giocato la quinta carta del turno, ad una delle carte giocate (le altre tornano in mano) per fruire da quel momento del solo bonus potenziante.

La seconda sta nel fatto che i giocatori, tra le azioni disponibili, ne hanno un paio che permettono di muovere propri omini su due mappe, una che raffigura l’Europa (e quindi teorici viaggi dello scienziato) ed una gli ipotetici ambiti scientifici oggetto di studio. Muoversi in queste due mappe consente di ottenere bonus, di far scattare obiettivi a fine partita e, soprattutto, di raggiungere i prerequisiti richiesti per poter occupare con appositi segnalini le nicchie della biblioteca personale dei giocatori (altra azione), una sorta di puzzle game nel gioco che fa scattare significativi bonus di punti alla fine di ogni turno.

Tra le altre cose che si possono fare c’è poi il muoversi in un percorso ulteriore (lavoro) ed incrementare il proprio deck (essenziale) con le giuste carte che consentono di scombare sempre più con il passare dei turni.

COME SI PRESENTA

Il comparto grafico, come già accaduto per Lorenzo, è stato affidato nuovamente a Franz Klemens, per cui le illustrazioni non potevano che risultare ben fatte, con una iconografia abbastanza intuitiva e con scelte di colori che generalmente consentono di cogliere tutto a colpo d’occhio (forse qualche icona su tabellone e l’aiuto giocatore potevano essere più grandi, ma passate le prime partite diventano pressochè inutili).
Direi che sul tavolo il tutto fa la sua figura, con una componentistica che definirei come rispondente appieno agli standard qualitativi del genere di riferimento.
Quanto all’ambientazione, l’idea è di sottolineare la poliedricità dello scienziato (ogni giocatore veste i panni di un emulo di Newton) è resa dalle diverse azioni disponibili e tutto sommato i prerequisiti della biblioteca rendono l’idea di come lo studioso, per poter arrivare a quella scoperta, dovesse consultarsi con altri colleghi, visitare biblioteche, luoghi di studio e così via.
Pur non essendo di fronte ad uno dei più permeanti rapporti tra gioco e tema di fondo, direi che il senso dello sfondo si riesce a percepire.
COME GIRA
Premetto che Marco Polo è uno dei miei titoli preferiti, così come lo fu Tzolk’in (negli ultimi anni sta un poco invecchiando, anche se porta bene la sua età …) e come lo è ancora Grand Austria Hotel , per cui possiamo dire che tendo ad apprezzare i lavori di Luciani (nei due primi titoli citati era in coppia con Tascini e nel terzo con Gigli), uno degli alfieri del made in Italy del game design. Potrei essere quindi viziato da un pregiudizio (positivo), ma le mie sensazioni sul gioco furono, sin dalla prima prova di aprile, ottime e tali sono rimaste 🙂

Ciò detto, parto dicendo che siamo di fronte ad un classico gioco multistrato , come le torte di pasticceria, dove dentro ci trovi un sacco di roba, per cui vediamo di sezionare la fetta di di capire da cosa è composta.

La prima cosa, ovvero lo strato di superficie, è il deck building, perchè ognuno parte con le sue 6 carte (partenza asimmetrica) ed un bonus prestampato sulla propria plancia e da lì si inizia a costruire il proprio mazzo, comprando carte e sacrificandone altre (ogni 5 giocate finisce il turno ed una carta va messa via per andare nei bonus. Già si intravedono qui i primi sacrifici ed il fatto che ogni carta che si acquista, oltre al simbolo per l’azione ne contenga anche altri fa intuire come la dimensione di puzzle game presente nel secondo strato sia importante.

Già, perchè andando al secondo strato della fetta troviamo proprio il sottogioco (o forse è quello principale …) della costruzione della libreria, con una gran quantità di caselle da riempire, ciascuna delle quali richiede di aver fatto qualcosa sulle due plance centrali di gioco. E’ necessario così pianificare bene l’ordine delle azioni, in modo tale da poter completare rapidamente file e colonne per ottenere alla fine di ogni turno una rendita di punti significativa.
Il terzo strato? Beh, oltre a preoccuparsi della libreria ci sono sul tabellone anche una serie di altre robe da ottenere, semplicemente camminando sui vari percorsi. Ci sono dei bonus azione , dei gettoni one shot, così come le tessere obiettivo, che possono riconoscere, a fine partita, significativi contributi in punti e che possono influenzare, se si pianifica di raggiungerle, lo stile di gioco.

Ci aggiungiamo poi le carte maestro, che tanto ricordano i personaggi di Lorenzo, con effetti anche potenzialmente importanti sull’equilibrio del gioco, ci mettiamo anche le azioni veloci, a loro volta tipiche della categoria, con le quali si trasformano cose per l’esigenza del momento (o si possono ignorare prerequisiti per azioni) ed otteniamo, quindi, messo tutto insieme, la classica rete di cose potenzialmente fattibili, che qualcuno chiama, per rimanere nel gastronomico, insalata di punti, ma che io considero solo come presenza di più strade percorribili per la vittoria, che si intersecano tra loro.

Quello che ho apprezzato in particolare è la necessità di assemblare un motore di gioco, che stavolta è finalizzato a qualcosa di diverso dal classico costruisci un edificio per trasformare le risorse, fornendo alla fase di raccolta (che resta virtuale, nel senso che qui spesso non si ottengono cose, ma si lasciano segnalini sulla plancia) uno sfogo diverso dall’usuale, rappresentato appunto dalle famose caselle della libreria da riempire.

L’interazione è qui, poi, di quelle leggere, in quanto si sente primariamente nella corsa per i piccoli bonus (quelli ad appannaggio del primo che passa) e per le carte migliori da comprare, mentre in larga parte, per il resto, la sensazione è quella soprattutto di una corsa sincrona, con ognuno che occupa in buona parte la propria corsia, senza debordare troppo. Dal punto di vista positivo questo fa si che gli equilibri dei propri motori siano salvaguardati e può essere molto apprezzata da chi ama sviluppare la propria partita senza essere troppo disturbato, mentre chi ama una interazione più vigorosa probabilmente, per restare in casa Cranio, si indizzerà verso il potenzialmente sanguinoso Barrage
Quanto alla scalabilità direi che il gioco gira bene in qualsiasi formato, vista la logica di limitata interazione, anche se il multigiocatore stimola spesso la ricerca di strade alternative a quelle che si pensava di percorrere, con un minimo di adattamento, mentre la versione a due si conserva come più controllabile (vedi le carte da comprare ed i gettoni bonus one shot). 

COME E’ STATO ACCOLTO
Impressioni dei miei compari di merende?
Per ora tutte positive in senso generale, con la classica sensazione di straniamento tipica di chi è alla prima partita, perché qui un paio di giocate ci vogliono tutte per prenderci la mano, senza stupirsi se alla seconda magari si fanno meno punti che alla prima partita, provando cose diverse 🙂
Su BGG, mentre scrivo, gode di un solido 7.8 di media. I commenti più positivi sottolineano la natura di puzzle del gioco, con i suoi elementi che risultano tutti intimamente collegati tra loro , mentre i meno entusiasti lamentano la bassa interazione tra i giocatori.

CONCLUSIONI

Newton è un gran bel pezzo. E’ un gioco solido, ben costruito, che parte da idee classiche per costruire un insieme armonico di strade da seguire, tutte intrecciate tra loro ed abbinate ad una sorta di puzzle game (la libreria) che sfrutta e distilla quanto raggiunto sulla mappa. 
Sicuramente un gioco da inserire nella lista dei desideri degli amanti del gestionale 😉
Si ringrazia l’editore per la copia di review concessa (qui il link alla pagina del gioco sul loro sito) e ricordo che il gioco è reperibile anche nel negozio online Egyp.it
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