Fabio (Pinco11)
VERDANT – RECENSIONE
Verdant è l’ultima uscita della Flatout Games, editore che si è fatto recentemente notare per titoli come Cascadia e Calico, grazie ai quali ha conquistato una enorme notorietà tra gli appassionati del genere che definisco dei puzzle games.
Stavolta siamo chiamati a vestire i panni di appassionati di piante, impegnati ad arredare la nostra abitazione al meglio, al fine di ottenere i migliori risultati nella crescita dei nostri vegetali: le logiche di base sono le stesse di Cascadia, ma le cose da incastrare diventano diverse in più, con uno spessore e complessità così più elevate (su BGG Verdant è valutato 2.03/5, mentre Cascadia è 1.84).
I residui numeri del gioco ci parlano di un titolo fruibile da 1 a 5 giocatori, con partite di 30-60′ ed età consigliata di 10+, per cui la fruibilità resta ampia, anche se personalmente non lo proporrei ad assoluti neofiti del gioco da tavolo. Bassa la dipendenza dalla lingua (le scritte sulle carte obiettivo – le descrizioni delle piante sono solo ‘per bellezza’).
VERDANT IN POCO
Verdant propone la sfida di costruire la propria ideale abitazione assemblando di fronte a se, in una griglia 3×5, quindici carte, munendole di idonei token. Si parte tutti con una coppia di carte affiancate ed intorno a loro si andrà a costruire lo schema, tenendo presente l’unico vincolo di dover alternare sempre una carta ‘stanza’ ad una carta ‘pianta’, così da dar vita ad una sorta di scacchiera.
Al proprio turno il giocatore altro non fa se non scegliere (avete qui un piccolo dejavu di Cascadia?) una carta ed un gettone dall’offerta, che propone sempre 4 diverse opzioni tra le quali scegliere (ossia 4 file composte da due carte, una pianta ed una stanza, ed un gettone). Sulla carta non scelta si piazza un gettone ‘pollice verde’, che otterrà chi preleverà in futuro quella carta.
Il giocatore a questo punto colloca la carta prelevata di fronte a se, a contatto con almeno una già presente e controlla se essa (se è una pianta) sia a contatto con stanze e colloca su di essa segnalini verdancy se le caratteristiche di luce richiesta dalla pianta (buio, penombra o luce) combaciano con quelle della stanza adiacente. Lo stesso accade con le piante vicine se il piazzamento ha riguardato una stanza. Lo scopo del gioco è quello di arrivare a collocare su ogni carta pianta il numero di segnalini verdancy richiesti da essa, in tal modo completandola ed ottenendo punti a fine partita.
Alcuni dei gettoni (ed i pollici verdi) aiutano a completare le piante (ottenendo un vaso), mentre altri fungono da animali domestici o arredi, riconoscendo punti extra per le piante. A fine partita si sommano diverse classi di punteggio ed eventuali bonus per obiettivi raggiunti.
COME SI PRESENTA
Verdant ha scelto come tema di fondo quello delle piante e riesce a trasmettere l’idea, grazie alle ottime illustrazioni, affidate alla talentuosa Beth Sobel , la stessa di Wingspan, Arboretum e Calico. Una sera l’ho provato con una amica dal pollice molto, molto verde e praticamente ad ogni momento la sentivamo soffermarsi appunto a parlare delle singole piante raffigurate, che lei aveva coltivato e che erano, dunque, perfettamente riconoscibili.
A livello di materiali, per il resto, siamo grosso modo negli standard della casa, con una componentistica adeguata allo scopo e con icone tutto sommato di dimensione adeguata (forse leggermente piccole sono solo le icone sole/ombra/penombra) e con disegni che non inibiscono il colpo d’occhio. Unica piccola critica è quindi per i gettoni, stavolta non in legno. Come impatto d’insieme sul tavolo, comunque, direi che ci siamo, anche se manca l’effetto wow tipico di altri prodotti.
LE IDEE ALLA BASE DI VERDANT
La meccanica del draft è quella di Cascadia, con una scelta secca da compiere ad ogni turno tra quattro diversi abbinamenti carta – gettone (nel predecessore avevamo delle tessere esagonali), che stavolta è stata arricchita inserendo un secondo tipo di carta (pianta/stanza) e dei gettoni bonus che vanno a rendere più appetibile per il futuro la carta non selezionata. Il flusso della partita resta quindi agile e sufficientemente rapido, grazie alle scelte non sovrabbondanti, ma qualche piccolo rallentamento, come vedremo, si verifica per via del maggior numero di cose da considerare.
Se in Calico, infatti, si doveva tutto sommato lavorare sugli animali ed eventualmente sull’incastro delle tessere paesaggio, qui il gioco diventa insieme un pelo più ‘dinamico’ e più ad incastro. Sotto il primo aspetto infatti Verdant richiede attenzione a come costruire la propria griglia, facendo attenzione sia ai simboli luminosità posti sui quattro lati della carta stanza, sia al colore delle carte adiacenti (per ottenere bonus), sia a quello dei gettoni arredamento/animali domestici. Se ci aggiungiamo anche le carte obiettivo, le cose da considerare e pianificare diventano decisamente tante.
COME GIRA
La mano del Flatout Lab si sente e l’idea di fondo è quella di sfruttare la scia di un successone come Cascadia e la familiarità trasmessa dalle sue logiche di base, munendo poi quella scocca di una carrozzeria (materiali) e motore (set di regole) più grintoso e di spessore. Per proporre una metafora per un volta non culinaria, diciamo che la nostra amata Panda è diventata ora una Cinquecento turbo.
Se la scelta di partenza è metabolizzata, però, con una certa facilità, ben presto ci si rende conto come le cose da considerare possano essere, se si desidera davvero ottimizzare il tutto, molte di più. Il primo livello è rappresentato, infatti, dalla necessità di assemblare la casa inserendo le piante nei giusti incastri e di partita in partita (direi già alla seconda – terza) si comprende come sia necessario pianificare, predisponendo incastri tra stanze (tenendo sott’occhio tutti e quattro i simboli sui lati) in modo tale da dar vita a riquadri che godano di condizioni di luce similari, in modo tale da poter far ottenere alle piante il massimo risultato. Il secondo livello poi è legato ai colori delle piante (le coccarde), che possibilmente devono collimare con le stanze adiacenti e poi il terzo è riservato ai gettoni arredamento, che a loro volta devono possibilmente combaciare con il colore delle stanze.
Le cose da tenere sotto controllo, se ci aggiungiamo anche gli obiettivi (che sono suggeriti per il gioco avanzato, ma che gli appassionati inseriranno subito), sono diverse e la sensazione che si ha è quello di un livello in più di spessore e di cose da considerare, rispetto al più volte citato predecessore. La gestione, poi, di gettoni e pollici verdi (se ne possono tenere solo un tot), contribuisce alla cosa.
CHE SENSAZIONI RESTITUISCE ?
L’accoglienza riservata a Verdant è stata decisamente positiva, tanto che il gioco gode al momento di un voto medio, su BGG, di 7.5, che è di tutto rispetto. L’obiettivo di proporre, dunque, un livello di sfida più elevato ai giocatori che già avevano apprezzato Cascadia è stato quindi raggiunto.
Nel contempo, però, il livello di controllo che si può esercitare, alla fine, risulta un pelo minore rispetto al passato e le cose da considerare tendono alla fine a risultare non sempre tutte combaciabili, facendo rimanere nella testa del giocatore amante del controllo la sensazione di non essere riusciti a fare solo ‘il massimo di ciò che si poteva’, con una piccola frustrazione per ciò che ‘non è uscito’.
In certe fasi di gioco, infatti, non è infrequente che il mercato tenda a ‘bloccarsi’, contribuendo alla cosa proprio la regoletta (aggiungi un pollice verde alla carta non scelta) che era stata prevista per aumentare il refresh del mercato (visto che le carte che hanno sopra pollici non si sostituiscono ..). Nel contempo alcuni obiettivi risultano in conflitto con altri e/o con metodi per ottenere punti, per cui non è sempre possibile puntare al 100% delle cose ed i fine partita possono riservare anche incastri impossibili da perfezionare con le carte in offerta.
PARAMETRI VARI
Sulla scalabilità di Verdant direi che la versione a due risulta la migliore come tempi di gioco, ma soffre un attimo per il minore ricambio del mercato. E’ ragionevolmente possibile (ed avevo letto qualcosa al riguardo) ridurre un pelo l’alea (nel testa a testa) togliendo un tot di carte per colore per partite a due (come accadeva in Calico). Al momento direi che in due gira più rapido, ma in 3-4 gira meglio.
Sulla interazione siamo sullo zero o poco più (vedi le maggioranze degli obiettivi) e la cosa sarà apprezzata da chi ama coltivare il proprio giardino.
Se volete, infine, un parere del tutto soggettivo, devo dire di essermi accostato a Verdant con altissime aspettative, vedendolo come un fratello maggiore di Cascadia , che considero un assoluto capolavoro, rimanendo però con la sensazione che su quella scocca, per rimanere al mio paragone, un motore più brillante non calzi benissimo. Fermo restando che il gioco è comunque assolutamente ben fatto e gira bene, solo non lo inserisco negli ‘indimenticabili’ e lo colloco (altra valutazione squisitamente personale), nella trilogia dei puzzle game della Flatout, sotto anche a Calico.
CONCLUSIONI
Verdant è un interessante puzzle game a tema piante, dallo stesso editore e con un set di regole di base che ricorda in parte (nel draft) Cascadia, ma con un livello di profondità volutamente un poco maggiore.
Ben realizzato, gira bene e propone un adeguato spessore, sollecitando la riflessione e la ricerca sempre dell’incastro perfetto, come deve essere in ogni puzzle game che si rispetti. Manca forse della scintilla idonea a renderlo un assoluto masterpiece, ma qui lascio a chi lo proverà il giudizio finale .. 😉