El camino de Santiago: un itinerario dello spirito

Io non sono propriamente un gran camminatore, eppure ho molti amici che hanno fatto questa esperienza e tutti ne parlano con entusiasmo: qualcuno ha deciso addirittura di crearvi un gioco da tavolo, ed è per questo che oggi vi presento un gioco veramente singolare, che fa dell’ambientazione il suo punto di forza: El camino de Santiago, dell’italianissimo Fabio Bicocchi, edito dalla Dominioni Editore in collaborazione con la Sir Chester Cobblepot, che terrà impegnati da 1 a 5 giocatori per circa 45 minuti.

L’esperienza immersiva è molto curata e, pur essendo un gioco di percorso, non sarà chi arriva prima a vincere, ma chi ne sarà uscito più edificato, ossia chi avrà accumulato più spirito, sapendo che il camino richiede si sforzo fisico, ma soprattutto preparazione mentale, e chi avrà calcolato correttamente le proprie forze potrà godere a pieno dell’esperienza: insomma, un titolo quasi “spirituale”, che mescola un po’ di coraggio ed un po’ di calcolo, ma che soprattutto consente di immergersi in quell’atmosfera, anche grazie alle belle illustrazioni e alle perle di saggezza che si trovano all’interno delle carte, che non influiscono sul gioco, ma fanno molto “ambient”.

Altra particolarità: il gioco, pur essendo in versione italiana, mantiene alcuni termini in spagnolo, proprio per aumentare la componente immersiva.

Curiosità sul cammino di Santiago

Il cammino di Santiago, quello più famoso detto anche camino Frances, parte da un paesino francese sperduto nei Pirenei, Saint-Jean-Pied-de-Port, e approda dopo circa 780 chilometri, alla cattedrale di Santiago de Compostela, città spagnola a pochi chilometri dall’Atlantico. Pensate che il cammino, inteso come pellegrinaggio, vide la luce intorno all’anno mille, e ad oggi è una meta che vede un numero impressionante di frequentatori sempre in crescita, 446000 circa solo nell’ultimo anno. Ho parlato di 780 chilometri, ma non temete, per poter dire di aver fatto il camino di Santiago è sufficiente averne percorsi almeno gli ultimi 111.

Nella Scatola di El camino de Santiago

Nella scatola troveremo le carte numerate che consento di creare l’itinerario, e, come nella realtà, è possibile utilizzare tutte le 31 carte partendo da Saint-Jean-Pied-de-Port, oppure effettuare tragitti più brevi, ma di almeno 5 carte (i famosi 111 km). Su ogni carta, con sfondo paesaggistico suggestivo, sono presenti i nomi dei vari paesi che si incontreranno con le loro distanze e un grado di difficoltà suddiviso su 5 livelli: lo sforzo fisico e mentale è rivelato nelle carte evento, che, oltre a riportare massime molto suggestive, definisce, per ogni livello, la quantità di sforzo fisico e mentale utilizzati per aver effettuato tale tappa.

Ogni pellegrino viene dotato all’inizio delle proprie caratteristiche, descritte nelle carte pellegrino, che riportano la quantità di energia mentale, fisica e spirituale di cui ognuno è dotato: ogni pellegrino ha poi una sua peculiare abilità.

Terminano la dotazione i dischetti per tenere traccia del percorso e un meeple a forma di conchiglia, per ricordare il colore scelto: ogni giocatore riceverà poi una scheda dove annotare i risultati del proprio percorso.

La qualità dei materiali è sufficientemente elevata, ma quello che colpisce di più è la racolta delle massime e la bellezza delle illustrazioni di Demis Savini.

El Camino de Santiago in breve

Una volta definito quanto sarà lungo il cammino, ossia quante carte accostare alla cattedrale di Santiago, e quindi definito quanto lunga sarà la partita, ogni giocatore riceve una carta pellegrino con le proprie caratteristiche, ed andrà ad annotare, sulla propria scheda, i propri valori di forza mentale, fisica e spirituale. Tutti posizionano una pedina sulla città di partenza.

La giornata si svolge in tre fasi: nella prima ognuno sceglie a quale meta arrivare in quel giorno, posizionandovi sopra la seconda pedina. Poi, partendo dalla pedina che è più lontana da Santiago (all’inizio della partita tutte insieme), viene spostata sulla città successiva e viene svelata una carta evento: ognuno annota sulla propria scheda lo sforzo fisico e mentale che ha utilizzato per tale tratta, combinando il livello di difficoltà della tappa con i valori riportati sulla carta evento; se qualcuno ha raggiunto la sua meta giornaliera, si ferma, mentre gli altri continuano finché ognuno non ha raggiunto la sua meta.

A questo punto si effettua il bilancio della giornata: si contano il valore di energia mentale e si prende il valore minimo fra l’energia mentale utilizzata nella tappa e quella in dotazione; a questo valore si sottrae il valore in eccesso o in difetto fra lo sforzo fisico effettuato e quello in dotazione; il valore così calcolato fa accumulare punti spirito. Dato che il cammino può e deve essere una esperienza sia personale, che di coppia, che comunitaria, se in una tappa si effettuano tutte queste tre esperienze, al valore di spirito ottenuto viene anche sommato il valore di spirito in dotazione: l’esperienza può essere ottenuta dalle carte evento oppure dalle città dove si è alloggiato.

Ci sono poi alcuni simboli nelle città e nelle carte che possono modificare un poco il calcolo dello spirito, come ad esempio avere come meta una città dal valore turistico arricchisce i punti mentali, oppure avere la possibilità di pernottare in un comodo ostello consente di limitare il bonus negativo dello sforzo fisico. Senza considerare le differenti abilità dei pellegrini che possono anch’esse influire sul calcolo dei punti spirito.

Si continua così di giorno in giorno fino a quando non si raggiunge Santiago di Compostela, cosa che può accadere in diversi momenti della partita per ognuno, ma, come dicevo, il vincitore non sarà chi è arrivato per primo, ma chi ha totalizzato il maggior valore di punti spirito.

Sensazioni

Come già detto, il gioco ha dalla sua una forte componente immersiva: leggere le massime contenute nelle carte evento è indispensabile per non perdersi questo aspetto che è forse la parte meglio riuscita del gioco.

A livello di game play, il gioco è, come si può immaginare, veicolato dalle carte che escono, ma i valori di sforzo fisico e energie mentale non sono così differenziati da poter completamente attribuire l’esito della tappa ad una pesca fortunata o sfortunata.

Maggiore influenza, secondo me, è invece data dalla carta pellegrino iniziale; contenendo valori differenziati di energia e capacità fisiche, può influire in modo determinante sull’esito della partita.

Infatti, una volta imparato l’andamento dei conteggi, è abbastanza semplice fare in modo da perdere pochi punti per lo sbalzo dello sforzo fisico, e poiché i punti energia che si trasformano in spirito sono il valore minimo fra l’energia accumulata e quella in dotazione, e dato che spesso si eccede nell’energia accumulata, quello che accade è che spesso si accumulano punti spirito dati dalla dotazione iniziale: quindi se si parte con una dotazione iniziale inferiore a quella degli avversari, è possibile che si faccia più fatica a recuperare: certo, per bilanciare questa negatività è possibile fare affidamento sulle esperienze (personali, a coppia o comunitarie), ma non è affatto semplice riuscire ad unirle in una sola tappa.

All’interno della stessa partita, quindi, i margini di manovra non sono moltissimi: è possibile cercare di aumentare il numero di valutazioni, facendo tappe brevi, ma con il rischio di perdere comunque punti per uno sforzo fisico troppo basso, e con la quasi certezza di non fare esperienze.

Conclusioni

Concludendo, il gioco rimane un family che ha nella sua componente di ambientazione il migliore aspetto. Non troppo raffinato è invece il game play, almeno agli occhi di utenti esperti.

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