Il Lupo del Maine [Librogame]

…E finalmente, dopo tante Vedette, torno a scrivere anche io una recensione. Era parecchio infatti tempo che non ne scrivevo una a causa di impegni personali e della rubrica che seguo con Yuri che ci prende tanto tanto tempo. Mi sono quindi ritagliato un momento per riportarvi la mia esperienza ludica con qualcosa di inedito (per me), un librogame.

Quando un paio di mesi fa fummo contattati dalla Little Rocket Games per la recensione del loro nuovo libro, IL LUPO DEL MAINE, scritto da Maurizio De Angelis, ho alzato subito la mano per prenotarmi.

I motivi della mia scelta sono stati fondamentalmente tre.

Come detto, volevo rimettermi a scrivere una recensione e non trovavo mai la calma e la tranquillità per poterla fare. Il secondo motivo è il fatto che a me piacciono tantissimo i libri game. Li leggo da quando sono piccolo e tra le pagine di quei librettini con copertina flessibile mi rivedevo nelle avventure di pirati e del lupo solitario. Avevo proprio voglie di ritagliarmi un pomeriggio per me, per riscoprire il piacere della lettura. Come ultimo motivo beh, faccio parlare la sinossi o meglio il messaggio che il Lupo ha lasciato alla fine del libro:

Mi chiamo Simon.
Sono gracile e un po’ testardo, almeno è così che gli altri mi considerano. Ma la verità è che un fuoco mi pulsa in testa da quando TU non ti sei fatto più vivo. Da quel momento il fuoco non mi ha più abbandonato: per calmarlo, devo uccidere. Come? Odio gli uomini che trattano male le donne. Allora io tratto male loro.
Sembro calmo, ma sono pieno di desideri oscuri. Sembro innocuo, ma so come farmi temere. Sembro un ragazzo, ma in realtà sono…
Il lupo del Maine.

Come si presenta

Quando mi è arrivato il pacchetto tutto pensavo meno che ci fosse un libro dentro. Era piccolo, compatto, troppo per un libro e sicuramente con un formato decisamente anomalo. Aprendo la busta poi ecco la sorpresa, un volumetto tascabile con poco più di 130 pagine, adatto per essere messo in borsa ed essere tirato fuori in ogni momento. L’impaginazione è di buon livello e la scelta del tipo di caratteri rende la lettura semplice e veloce.

Ad impreziosire le pagine potremo trovare all’interno del libro alcune illustrazioni in stile “Sin City” che però hanno un solo scopo decorativo.

Tutto il divertimento è quindi da ricercare nella storia e nei suoi capitoli. Credo siano state proprio le dimensioni ridotte del libro, che restituivano un certo tipo di tranquillità e “velocità”, a darmi lo spunto per scriverne una recensione. Il pensiero è stato “se ci sono 130 pagine, essendo una storia a bivi, si e no ne leggerò una ventina e poi via di recensione!” ed invece mi sbagliavo di grosso.

Chi è il Lupo del Maine?

La storia ha inizio, per l’appunto, nel Maine per poi spostarsi a Boston. Il libro, anzi il diario, descrive le esperienze di Simon, un ragazzo magrolino e “lievemente” paranoico, e di come la sua mente elabori in modo quantomeno discutibile gli stimoli esterni. Il libro è ambientato in due epoche, nell’infanzia e nell’adolescenza come se il ragazzo avesse smesso di scrivere il diario per un periodo di tempo per poi riprendere la narrazione e raccontarci i nuovi avvenimenti che stavano segnando la sua vita… o, forse, per confessarsi?

Come si gioca

La struttura del libro è di stampo classico. Non sono necessari dadi in quanto alla fine di ogni capitolo i lettori saranno portati a fare una scelta, di solito tra le due disponibili, che porterà ad un altro capitolo del libro.

Il difficile è entrare nella testa di un giovane killer, cercare di accompagnare le sue scelte per rivivere esattamente le sue esperienze. Quando si effettuerà la giusta scelta narrativa, il libro fornirà una serie di indizi in corsivo che, se annotati, riveleranno il capitolo finale del libro.

Il fatto è che non si sa quanti e quali indizi serviranno fino alla fine e quindi è molto probabile che, arrivati in fondo, vi troviate a dover ricominciare da capo la lettura del libro per provare altri bivi narrativi.

Personalmente ho dovuto leggere il libro 4 volte prima di trovarne la soluzione. A volte mi sono ritrovato con tutte le dita occupate da capitoli per riuscire a tornare indietro ed imboccare scelte differenti. Le dimensioni del libro, in questo, mi sono venute incontro perché non sarei sicuramente riuscito a fare altrettanto con un libro di dimensioni standard.

Non è inoltre detto che giocando si arrivi alla fine dell’avventura di Simon. Ricordiamoci che stiamo parlando di un ragazzino minuto e instabile e che una scelta scelerata, (o, perchè no, razionale), potrebbe portare ad una fine anticipata ed inaspettata. Ed adesso capite come mai tenevo il segno con 7 dita sparse tra le pagine del libro…

Considerazioni

Da patito del genere horror ho apprezzato molto immergermi nei panni di Simon e provare quindi a rivivere la sua storia. La struttura narrativa è abbastanza lineare ma non banale. Lo stile è quello di un diario, un lascito per qualcuno che possa leggerlo e vivere il suo malessere. Come ho detto è molto facile imboccare una strada senza uscita, una scelta infelice che ci porterà inevitabilmente a tornare indietro e ricominciare.

Simon quando scrive lo fa con il chiaro intento di raccontare la sua storia a qualcuno, una presenza/assenza della sua vita con la quale convive quotidianamente. Il linguaggio utilizzato in tutto il libro è molto facile, lineare, adeguato per un teenager che racconta la sua triste quotidianità.

Dal punto di vista dei contenuti, il libro rivive uno spaccato di vita di persone ai margini della società, obbligate a scendere a compromessi con la vita per guadagnare qualche spicciolo. La vita di Simon è costellata di esempi pessimi, di violenza, umiliazioni ed esperienze traumatiche che hanno generato il Lupo nell’animo di un bambino. La difficoltà per il giocatore sarà quella di tornare a pensare come un adolescente che vuole agire da adulto che però non tiene conto dei suoi limiti. Certamente non è una lettura adatta a tutti. Dato l’alto tasso di disagio, il libro è indicato ad un pubblico quanto meno consapevole. Non ci sono scene gore alla Clive Barker ma di violenza e scelte discutibili ce ne sono molte.

Il fatto che fosse piccolo compatto da un lato è stato il motivo che mi ha spinto a leggerlo al volo, dall’altro però devo dire che è finito troppo presto. Forse è proprio per questo che si è deciso di disseminare gli indizi tra le pagine ed i capitoli invece di sviluppare finali alternativi alla storia. Una scelta obbligata dal formato che però, visto il tipo di libro, è comunque apprezzabile.

Da come ne ho parlato sicuramente avrete capito che come lettura non solo mi è piaciuta ma, soprattutto la consiglio. Questo è uno dei libri portatili che potrà farvi compagnia questa estate in aereo o in spiaggia. Non mi resta quindi che augurarvi una buona lettura!

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